The Bear è stato il fenomeno televisivo degli ultimi anni, grazie alla sua capacità innovativa di raccontare tanto il frenetico mondo dell'alta cucina quanto un dolce spaccato di una famiglia improvvisata.
Ambientata a Chicago, The Bear è la storia di Carmy Berzatto, promessa della cucina stellata che si trova a dover rilanciare la paninoteca di famiglia "The Original Beef of Chicagoland". Ad aiutarlo in questa impresa si sovrappongono personalità ingombranti e chiassose come Sydney, entusiasta autodidatta dei fornelli, e Richie, il cugino spiantato di Carmy.
Il successo di questa serie sta nella somma dei tanti piccoli particolari, dalla regia ispirata e squisitamente grafica fino alle magistrali prove attoriali degli interpreti, passando per una accuratissima selezione delle location e dei costumi.
Per noi di LightScene Studio, però, l'aspetto più intrigante della serie tv è indubbiamente l'uso cinematografico della luce mirabilmente orchestrato dalla fotografia del DOP americano Andre Wehde.
The Bear è un brulicante susseguirsi di immagini, footage e impressioni che sconquassano lo spettatore, portandolo ora nel frastuono delle cucine, ora nelle strade fumose di Chicago, ora nella casa di famiglia di Carmy in un viaggio ansiotico e apparentemente disconesso nelle vite dei personaggi.
La luce è protagonista essenziale di ogni scena, lo strumento chiave per rafforzare il carico emotivo e sottolineare lo stato sentimentale dei protagonisti.
Succede così per tutti i frame che inquadrano le pietanze: succosi assaggi di cucina di alta classe, tagli di carne addossati sul bancone di una macelleria, filetti di pesce precisamente sezionati sul counter asettico della cucina e appetitosi sandwich serviti sotto la calda luce di un tipico american diner.
Le luci in questo caso definiscono i dettagli, arricchiscono gli alimenti, aiutano a determinare visivamente la location in cui ci si trova (luci diffuse e precise per le pietanze che girano sul pass della cucina, luci calde e "cinematografiche" per lo street food) e lavorano in armonia con il ritmo della narrazione.
Quando la serie scorre veloce e frenetica le luci assistono la regia generando un senso di confusione controllata. Quando, invece, c'è necessità di rallentare il ritmo registico, le luci si fanno più calme, diffuse, rilassanti.
In questo sta la grande capacità del Direttore della Fotografia di modellare le emozioni delle scene attraverso una serie di espedienti semplici ma di grande effetto.
Quando Carmy richiama la brigata di cucina all'ordine e lo stress del servizio in sala si avvicina i fuochi dei fornelli divampano, le postazioni di lavoro si accendono di un drammatico contrasto tra le luci fredde dell'ambiente e le luci d'accento calde e puntuali.
Quando, dopo le fatiche sfiancanti di una cucinata, tutta la brigata si ritrova a pranzo per smaltire lo stress è richiesta un'atmosfera calma e rilassata. E così entrano in scena luci naturali ampie, ariose, tipiche di una placida giornata di sole.
Ma non è tutto. La direzione fotografica di The Bear è davvero un dialogo continuo tra luci aggressive e luci rasserenanti, come a voler raccordare una scena con l'altra e a voler dare un senso di continuità a tutta la narrazione. Così dove ci aspetteremmo una luce totalmente asettica e diffusa ritroviamo qualche dettaglio di luce d'accento, cinematografica. E viceversa, dove ci aspetteremmo luci calde e rilassanti il nostro occhio viene distratto da qualche dettaglio illuminato da luci fredde.
Un altro aspetto fondamentale della luce di questa fortunata serie è l'uso significante e coerente della luce naturale. Per stessa ammissione del DOP Andrew Wehde la luce naturale viene usata come duplice strumento. Serve come livellatore di tutte le altre luci. Nella cucina, location per eccellenza della serie, la luce naturale filtra dalle vetrine affacciate su strada e avvolge tutte le altre luci d'accento. Mette a sistema i toni blu della stazione di pulizia e dei lavandini, i toni rossi della stazione fornelli, i toni gialli della stazione pasticceria. La luce naturale armonizza, uniforma e dà coerenza.
In seconda battuta, la luce naturale serve semanticamente a raccordare tutte le scene e, coerentemente con altri strumenti cinematografici, a dare continuità alla narrazione. E così la percepiamo nelle scene indoor, nell'angusta cucina del The Bear ma anche nel piccolo appartamento di Sydney, dove assiste le gioiose prove di menu che la protagonista porta avanti con Carmy.
Ovviamente l'uso della luce naturale trova la sua massima espressione nelle (poche) scene outdoor presenti nella serie, nelle carrellate mozzafiato tra le architetture di Chicago, nelle corse di Carmy tra tombini e binari ferroviari e nelle lunghe passeggiate di Sydney alla ricerca del miglior street food di Chicago.
The Bear è un piccolo gioiello e le sue scene di luce contribuiscono a renderlo una delle migliori serie televisive degli ultimi tempi. La terza stagione è in uscita il 27 giugno 2024.
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